Ritorno al baratto

W 15/52: origami cranes

L’altro giorno a pranzo mi trovo a pranzo con due colleghi (o quasi). Mangiamo al jap (il Senbatsuru), che peraltro fa lo sconto a chi esibisce il badge di schiavitù presso la _nota_banca_italiana_ per cui lavoro. Mangiamo bene (53 + 55 + 56 + thé al gelsomino + caffé) e ci dirigiamo a pagare, sfoderando ognuno il suo bel mazzetto di ticket… [e già qui, il fatto di barattare della cartaccia stampata con del cibo, mi sa di comodo baratto, benché tecnicamente rientri quasi nel concetto di “moneta”].

Dai conti post-cassa emerge che io ho pagato (ammesso che usare i ticket possa definirsi pagare) un filo di più. Per risolvere l’imbarazzo imperante – ehm, non mio, io ero abbastanza sul chissenefregaeddai suvvia – giungiamo a un accordo in natura: l’individuo A salva il debito seduta stante con una succulenta sigaretta, l’individuo B si indebita per i due futuri caffé. [e questo é baratto. rotfl.] 

Tobiko addio…

Bisognerebbe non farlo, mai andare in uno dei tuoi locali preferiti – magari un filino snob – con un branco di amici.

Non so cosa sia successo ma tant’è che ci siamo presentati in una dozzina al Tobiko (ottimo risorante giapponese / koreano). E non so se ci rifaranno mai più entrare. Tra tutti – per lo meno a detta di ciro, che con i suoi anni di permanenza in giappone è il nostro autorevole intermediario culturale – siamo riusciti a collezionare un’infinità di “don’ts” assoluti per la cultura giapponese.

  1. siamo arrivati alla spicciolata, nell’arco di una mezz’ora buona (“no good” dice ciro)
  2. abbiamo rotto l’atmosfera di quiete e silenzio con lazzi e schiamazzi (“no, no, no”)
  3. io e A. (l’amico inglese-indiano) ci siamo messi a fare origami con le confezione delle bacchette (“omg!”)
  4. dopo di che ci siamo messi ad affondare le barchette di origami usando le bacchette come missili terra-aria (ciro, impegnato a centrare le barchette mie e di A. sta volta ha taciuto)
  5. vodka ha bevuto tutta la sera la birra a canna (“terrible”) e…
  6.  si è messa a schiacciare le zanzare al vole, con sonori schiocchi di mano (“disgusting”). La zanzara è anche morta sul colpo, mentre altri – impegnati nello stesso intento – han fallito
  7. sempre la piccola vodka ha tentato ripetutamente di bere la salsa di soja direttamente dal piattino (“oh no!”)
  8. silver ovviamente ha rovesciato il suo bicchiere di birra ovunque (mentre ciro alza gli occhi al cielo)
  9. qualcuno – vodka, e chi se no?!? – infilza il pesce con le bacchette (“terribly unpolite”)
  10. e altri – io – si sono messi a sminuzzare il rafano usando le bacchette come coltello e forchetta (“terribly clumpsy”)
  11. o – ancora io – han tentato di prendere il sashimi al volo dopo averlo lanciato maldestramente per aria (“no comment”)
  12. nelle pause tra le portate invece A. cercava di suonare la bottiglia di birra con le bachette (“argh!”)
  13. mentre silver si stiracchiava – sotto lo sguardo inorridito di ciro – sbadigliando e gemendo “WATTAHAH!”
  14. dani invece ha esibito le tette alla platea astante (visione piacevole, ma “ehm”)
  15. mentre N.T.,  si tamburellava la pancia con le mani (“no good, no good”)
  16. ciro stesso ha importunato la proprietaria chiendole l’unico dolce che non hanno il lista e che lei palesemente odia
  17. aurora invece si rimboccava il tovagliolo a mo’ di coperta (terribile a vedersi anche per un italiano)
  18. poi è cominciata la battaglia degli aeroplanini di carta (“unbelievable”)
  19. e aurora si è messa a disquisire sulla correlazione tra ciclo e dimensione delle tette (“no good”)
  20. silver invece ha ballato tutta la sera con i piedoni sul suo tovagliolo, riducendolo peggio di uno straccio da pavimenti (“not nice”)

Ebbene… ora ci chiediamo: ma la prossima volta che qualcuno di noi si affaccerà alla porta del locale, ci faranno entrare?